Prologo: Il cavalier servente veterano, ridicolizzazione dei cicisbei.
I re, sulla monarchia assoluta.
I grandi, in cui sono presi di mira i grandi di corte.
La plebe, invettiva contro la plebe volubile, feroce e sanguinaria.
La sesquiplebe, che tratta della ricca borghesia cittadina.
Le leggi, con una critica sul poco rispetto delle leggi in Italia.
L'educazione
L'antireligioneria, ispirata alle idee di Machiavelli, sulla religione come instrumentum regni (ovvero mezzo politico e non spirituale), è una caustica e durissima condanna di Voltaire e dei suoi epigoni, che nell'aver empiamente dileggiato e superficializzato il cristianesimo e la religione in generale, hanno di fatto gettate le basi per i disastri della rivoluzione francese. Secondo Alfieri è molto pericoloso distruggere un sistema di pensiero religioso, senza prima averlo sostituito con uno nuovo e altrettanto capace di essere compreso dal popolo, verso cui l'autore non nutre alcuna fiducia, e funzionare da garante di ordine.
I pedanti, contro la critica letteraria.
Il duello, sulla meschinità dei duelli, ispirata a episodi giovanili.
I viaggi, sull'inutilità dei viaggi, in cui l'Alfieri prende implicitamente di mira anche sé stesso, viaggiatore instancabile.
La filantropineria, contro i teorici della rivoluzione francese, in particolare contro Rousseau.
Il commercio, sulla bassezza morale dell'attività mercantile. Alfieri non considera un male il lavoro dei mercanti in sé, ma attacca i difetti e le meschinità di molti di essi.
I debiti, sul malgoverno delle nazioni.
La milizia, una critica agli stati militaristi come la Prussia di Federico II.
Le imposture, sulle società segrete, in particolare i suoi ex confratelli della Massoneria, e sulle "fasulle" filosofie nate nel XVIII secolo, in particolare quella illuministica, adulatrice della rivoluzione francese.
Le donne, in cui l'Alfieri considera il "gentil sesso" sostanzialmente migliore degli uomini, ma imitatore dei loro difetti.
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