Tramelogedia e Le Opere Politiche


Alfieri volle coniugare il melodramma, molto in auge in quel periodo, con i temi più ostici della tragedia. Nacque così l'Abele (1786), un'opera che egli stesso definì tramelogedia.

Le prose politiche 

L'odio per la tirannia e l'amore viscerale per la libertà, vennero sviluppati in due trattati:
1) Della tirannide (1777-1790), di tema interamente politico, scritto durante il suo soggiorno a Siena dove conobbe il suo più grande amico, il mercante Francesco Gori Gandellini. L'Alfieri fa una disamina del dispotismo, considerandolo la rappresentazione più mostruosa di tutti i tipi di governo. La tirannide è basata, per Alfieri, sul sovrano, sull'esercito, sulla Chiesa che costituiscono le basi di questo Stato.
2) Del principe e delle lettere (1778-1786), di tema politico-letterario, dove l'Alfieri giunge alla conclusione che il binomio monarchia e lettere sia dannoso per lo sviluppo di queste ultime. Il poeta prende in esame anche le opere di Virgilio, Orazio, Ariosto, Racine, nate con il benestare di principi o monarchi munifici e le considera il frutto di uomini "mediocri", contrapponendoli a Dante.
3) Panegirico di Plinio a Trajano (1787), personale rivisitazione dell'omonimo panegirico di Plinio il Giovane (Panegirico a Traiano).
4) La Virtù sconosciuta (1789), il poeta in un dialogo immaginario con l'amico defunto Gori Gandellini, lo paragona a fulgido esempio di virtù cittadina ed indipendenza morale.

Le odi politiche 

L'Etruria vendicata, poema in quattro canti e in ottave progettato nel maggio 1778, inizialmente con il titolo Il Tirannicidio, narra l'uccisione di Alessandro de' Medici ad opera di Lorenzino che l'Alfieri celebra come un eroe di libertà.


L'America libera, un componimento di cinque odi, in cui Alfieri esalta la generosità disinteressata di La Fayette, che aiutò i ribelli e celebra l'eroismo di Washington, che Alfieri paragona a quello degli antichi eroi.
Parigi sbastigliato, ode composta da Alfieri dopo la distruzione della Bastiglia. Rinnegata dopo la fuga dalla Francia.

L'odio antirivoluzionario: il Misogallo

« Io aveva riposto la mia vendetta e quella della mia Italia; e porto tuttavia ferma speranza, che quel libricciuolo col tempo gioverà all'Italia, e nuocerà alla Francia non poco. »
(da Vita di V. Alfieri, Epoca quarta, 1795, capitolo XXIV)


Il Misogallo (dal greco miseìn che significa odiare e gallo che sta ad indicare i francesi) è un'opera che aggrega generi diversi: prose, sonetti, epigrammi ed un'ode. Questi componimenti si riferiscono al periodo compreso tra l'insurrezione di Parigi nel luglio 1789 e l'occupazione francese di Roma nel febbraio 1798.

È una feroce critica di Alfieri, sulla Francia e sulla Rivoluzione, ma egli rivolge l'invettiva anche verso il quadro politico e sociale europeo, verso i molti tiranni antichi e recenti, che dominarono e dominano l'Europa. Per l'Alfieri, «i francesi non possono essere liberi, ma potranno esserlo gli italiani», mitizzando così un'ipotetica Italia futura, «virtuosa, magnanima, libera ed una».

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